La nostra storia
Il toponimo e la sua presenza in alcune carte geografiche
Con questo nome composto è chiamata da più di 900 anni questa comunità situata ad ovest della città di Padova. Il nome stesso, infatti, composto dalla parola latina VILLA (località, podere) e dalla parola longobarda WAHTARI (guardia), ha origini antichissime risalenti alla dominazione longobarda dell’ Italia settentrionale e un significato preciso: POSTO (di) GUARDIA
Non sono numerose le citazioni cartografiche di cui si ha notizia: la prima è presente in una carta del 1449, elaborata dalla bottega di uno dei maestri del XV secolo: lo Squarcione. Questo documento è conservato presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano e riporta la pianta del territorio padovano; Villaguattera compare col nome “GUATARA“ e, secondo tale fonte, confinerebbe con: Caselle a nord, Tencarola a sud, Sarmeola a ovest e “Teggì de Sousa” a est.
La seconda citazione cartografica è contenuta in un altro lavoro della scuola dello Squarcione, risalente al 1465, in cui appare col nome “GATHARA” vicino alla strada che dalle mura di “Padua” porta fino a quelle di “Viceza” passando per “Trabache” e “Tore di Novela” (Torri di Quartesolo).
Alcune citazioni dei secoli
Purtroppo di questa antica comunità non si hanno documentazioni esaurienti intorno alla sua storia, ma solo citazioni su documenti notarili “sparsi” nei secoli scorsi.
La prima comparsa ufficiale (finora rinvenuta) in un atto pubblico avviene nel 1191 in una disputa di tasse fra il presbitero “Paternostro” e la Congregazione dei Cappellani Padovani in cui appaiono i nomi degli scoli (fossati) “Monegale“, tuttora esistente e confine naturale con il Comune di Villafranca, e “Poidra” l’attuale Porra, altro canale dei dintorni.
Molto interessante è la notizia di una lapide, purtroppo perduta, che era incastonata nel muro della vecchia chiesa e che recava incisa la data del 1075, che confermerebbe l’antichità del complesso architettonico originario e dunque della comunità che lo edificò.
Pur trovandosi in un luogo geograficamente rilevante nel passato, Villaguattera non possiede una documentazione continuativa della sua storia, ma tanti piccoli frammenti sparsi negli archivi d’Italia dove compare sempre indirettamente come luogo di rendite, di dispute ereditarie o altro.
Per comporre il nostro mosaico alquanto lacunoso utilizzeremo i personaggi e le descrizioni che questi ci fanno della zona e del periodo a loro contemporaneo.
Un contenzioso sulle tasse
Nei secoli XI e XII si ebbe il tramonto del feudalesimo e il costituirsi dei liberi comuni. Furono solo i centri più importanti ed intraprendenti a seguire l’esempio della città. La nostra zona invece, data la sua vicinanza a Padova, continuò ad essere un’appendice della città sia dal punto di vista religioso che civile. Le “villae” del nostro territorio erano infatti entro i “termines” (confini) della città stessa, e le relative chiese erano soggette alla pieve urbana o Cattedrale (Chiesa matrice). Un vasto programma di opere pubbliche intraprese allora dal Comune cittadino rimise in efficienza i ponti, inghiaiò le strade, ripulì i fossati bonificando alcune porzioni di territorio. Questo contribuì a migliorare un po’ le misere condizioni di vita della popolazione, che viveva coltivando la terra, in gran parte di proprietà di signori della città o di enti religiosi, ai quali era legata da contratti molto gravosi. Le colture di allora erano diverse dalle odierne, poiché non erano ancora comparse le patate, il mais, i pomodori, etc…(La scoperta dell’America è ancora lontana)
In questo contesto di povertà e miseria si sviluppa una disputa riguardante alcune tasse…. non pagate da ben 20 anni!
Il personaggio principale di questa disputa è Paternostro il presbitero reggente, che ci diventa istintivamente simpatico per il solo fatto di non aver infierito con le tasse sui poveri parrocchiani dell’epoca.
Il 25 gennaio 1191 Paternostro viene citato in giudizio davanti al vescovo Gerardo dalla “Congregazione dei Cappellani di Padova”, perché da 20 anni non paga il quartese ”illarum terrarum quae sunt inter fossam Poidram e Monegale“ (di quelle terre che si trovano fra i canali Poidra e Monegale) e perciò deve essere punito.
Paternostro viene punito solo in parte dal vescovo: dovrà versare il quartese di 63 campi, ma viene assolto dal pagamento delle tasse sugli altri campi, il cui numero non è però precisato.
Non sapremo mai, anche se possiamo immaginare, quali furono le ragioni di quei mancati pagamenti da parte di questa povera comunità…
Questa fonte ci permette di apprendere che Villaguattera esisteva già almeno dal 1171 e aveva chiesa, beneficio e rettore; inoltre non è detto che Paternostro ne fosse solamente il primo.
Altre citazioni
Il 1221 vede la comunità di Villaguattera inserita ufficialmente nell’elenco delle “Capellae Paduae” che hanno diritto ad un “archipresbiteratum” (gestione della comunità da parte di un parroco).
Incontriamo poi, nel 1291, Agnese, vedova di Jacopo Conte, fedele a S.Antonio, che lascia ai Suoi frati un moggio di frumento delle sue possessioni di “Villaguatera” per ridurlo nelle ostie occorrenti per la celebrazione delle Sante Messe.
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Un documento del 1297 ci permette di conoscere finalmente il Santo titolare della chiesa:
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L’estensione che questa comunità raggiunse nei primi decenni del 1300 è notevole, ce lo documenta l’atto di vendita del 1315 che Guglielmina q. Jacopino vedova di Ordano fece insieme a suo figlio Bartolomeo “per venete lire 1065 a Marco q. Nicolò di Venezia di campi 65 posti nella contrada dell’Arzere di Villa Guatera“.
Interessante è dunque una nota storica esplicativa: ”La contrada dell’Arzere si estendea e si estende fino alle mura di Padova rimpetto alla strada interna oggi degli Scalzi…“ . Questo atto di vendita è utile perché ci dà l’idea dell’estensione della nostra comunità in quegli anni.
Molto curioso per noi del XXI secolo è sapere che il posto più lontano dove è finito un testamento riguardante il nostro territorio sia la Biblioteca di Sanpietroburgo, nella grande Russia. Abbiamo la copia del testamento originale redatto il 30 Maggio del 1362 dal notaio Pietro Bagi, del benestante padovano “Fero Benedicti de contrada Busschi Tacharesege, de campanea Padue“, che lascia denaro e beni mobili e immobili alla “chiesa di San Prosdocimo nella Villa Guatara“, dove desidera essere sepolto. Mentre divide il resto degli altri beni tra la moglie e i figli.
Altre due apparizioni attualmente note, riguardano due carte databili dal 1650 al 1750 circa, in cui è presente il simbolo di una piccola chiesa accostata al nome “Guatara“.
Nel 1750, inserito in un lavoro di cartografia eseguito da Carlo Mazi ai fini di una sistemazione idraulica di tutta l’area nord-ovest di Padova, appare lo schizzo della chiesa del tempo con la chiara identificazione: “Chiesa di Guatara“.
Ultima, in ordine di tempo, è l’apparizione di “Villa Guattera” nella carta riguardante il corso del Brenta attraverso la provincia di Padova, datata 1763 ad opera di Giacomo Savio.
Qui le notizie a noi note presentano una lacuna di 225 anni: dal 1362 al 1587.
Il 25 ottobre 1587 infatti, si svolse nella nostra parrocchia la 1° visita pastorale di cui si abbia notizia, che descrisse ”la parochialem ecclesiam S. Prosdocimi de Villa Guatara“ con due soli altari non consacrati, il fonte battesimale, la sacrestia sotto il campanile, il cimitero attorno alla chiesa e, vicina a questo, la casa del sacerdote.
Anni dopo, il 18 ottobre del 1602, un’altra visita pastorale ci descrive l’interno:
Il battistero a sinistra di chi entrava, l’altare maggiore entro un’absidiola della Madonna, addossato alla parete nord, la torre campanaria addossata al lato sud della chiesuola.
Alla manutenzione provvedeva per due terzi il Comune e per il resto il rettore.
Nel 1605, uno storico Padovano che percorreva la provincia e ne descriveva le comunità di Villaguattera non trovò nulla da raccontare intorno alle persone che vivevano in questa comunità, così descrisse gli “averi” della parrocchia:
“Villa Guatera in diocesi Padoana con villa alta fa S. Prosdocimo, ch’è seleggiata e tavellata lungh. 32, larg.12 qual’ha due altari, uno calice, due campane, e con anime 120 e ducati 150. Vi è rettore Prè Gregolin (Bernardo Gregolino dal 1582 al 1615) buon contadino Padoano e commodo Vincenzo Cornelio Cittadino Padoano,che…“ … e qui le notizie si disperdono perché lo scrivente ci descrive lo stemma della famiglia del commodo tralasciando qualsiasi notizia riguardante la comunità.
Dopo questi frammenti “curiosi” non ci restano che valutazioni telegrafiche fatte dalle relazioni delle visite pastorali che periodicamente i vescovi facevano in tutte le piccole pievi subordinate alla chiesa matrice (cattedrale).
Niente, purtroppo ci è dato sapere intorno alla comunità stessa, ai suoi componenti, alle famiglie dell’epoca e alle loro condizioni di vita.
15 Anni dop0, cioè nel 1620, una successiva visita pastorale segnalò il battistero nuovo, o meglio “de novo constructum sub quadam nicea in pariete aquilonari” (costruito di nuovo sotto la parete settentrionale).
Mentre quella del 25 ottobre 1647 specificava che si tratta di una “capellula a latere sinistro ingressus ecclesiae“. C’era anche un terzo altare in onore di S.Carlo.
Evidentemente, la vita di questa comunità scorreva senza episodi degni di nota eccetto le annotazioni delle sporadiche visite pastorali.
Tuttavia non mancarono iniziative da parte di qualche personaggio ritenuto facoltoso (per l’epoca), finalizzate ad aumentare le risorse del territorio e quindi anche le entrate, ma molto probabilmente non andati a buon fine.
Il 14/6/1678 infatti, la Nobil Donna Zanetta Maffetti rivolge la Supplica ai Magistrati sopra li ‘Beni Incolti’ di Venezia per avere l’autorizzazione a costruire un mulino sulla Brentella (canale del Brenta) a “VillaGuatara“.
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Attualmente Villaguattera conta circa 1800 abitanti ed è frazione del Comune di Rubano in provincia di Padova, conserva la torre campanaria e le sue quattro campane (collocate nel battistero della nuova parrocchiale) come unici residui del complesso architettonico originario, che era costituito inoltre dalla vecchia chiesa e dal cimitero attiguo.